Motore di ricerca Reyboz Search 2011-NG

(Nota di redazione: questo articolo è molto vecchio. All’epoca avevo 15 anni. Proseguendo nella lettura potresti sentire il bisogno di strapparti i bulbi oculari. Se per caso possiedi la tecnologia necessaria per effettuare viaggi nel tempo, vieni qui e proibiscimi di scrivere questo post, perchè è da rincoglioniti, peggio di Aranzulla. Nello specifico, promuovere una paginetta HTML con un form che punta a Google, è da rincoglioniti. Ogni volta che rileggo questo post avrei voluto che i miei genitori avessero abortito, ed è questo il motivo per cui lo manterrò online: per maturare. Con le dovute precauzioni, buona lettura.)

Il Reyboz search 2011 sta per tornare in una nuova generazione!

Lo spirito notturno dell’atteso motore di ricerca mondiale bloccato da un errore di convalidazione negli inizi di novembre, è ora fermato solo da un breve periodo di prova, prima di essere di nuovo lanciato nel cielo:

Nuove funzionalità ci aspettano tra cui la ricerca fra le immagini e una ultraleggera versione per cellulari, sfidando a testa alta velocità pazzesche e mantenendo effetti grafici originali, tornando come nuovo nella sua piccola semplicità nell’accattivante nero della notte.

Reyboz search 2011

Abbiamo pensato in grande: Il nuovo progetto Reyboz search 2011 New Generation è stato concepito con l’idea di basarlo su script adattati e studiati criticamente per una lettura universale da parte di ogni browser internet, realizzando un sogno:

Garantire un motore velocissimo per ogni tipo di browser e per ogni tipo di connessione limitata.

Reyboz search 2011

Motore di ricerca Reyboz Search

Il 3 ottobre 2010 era arrivato online il “motore di ricerca” Reyboz search. Era una inutile fottuta pagina con una fottuta <form> che rimandava a Google. Su sfondo nero.

Questo non è un motore di ricerca, questa è una stronzata.

Questo articolo rimarrà qui per ricordarmi di quanto fossi deficiente.

Google a risparmio energetico? – Blackr? Yeeeah!(?)

Premessa

Questo articolo è molto vecchio e l’autore di questa pagina nel frattempo è maturato un filino culturalmente e quindi si vergogna molto di quanto vi sia scritto. Nello specifico, non è molto intelligente chiamare “motore di ricerca” il lavoro di un dodicenne che ha fatto un <form> nero verso Google dicendo che salverà il mondo. Sebbene ci sia un sentimento di sensibilizzazione ambientale sotto, forse puoi iniziare evitando di buttare le sigarette per terra o raccogliendone qualcuna. Che ne so. O spegnere il telefono ogni tanto e piantarla di leggere blog idioti. Questo sì che fa risparmiare energia.

Questi contenuti comunque rimarranno online per aiutare a ricordarsi di quanto si era ignoranti in Informatica solo pochi anni fa e di quanto sia stata sottile la linea che mi separava da Aranzulla.

Blackr è stato “Google in abito scuro” (ora è uno squallido blog pubblicitario).

Blackr - Google in abito nero - Reyboz Blog
http://blackr.it

Secondo l’autore di Blackr, avere una versione di Google completamente nera aiuterebbe a far risparmiare energia e a salvare il pianeta.

I conti secondo l’autore

  • Google conta circa: 200 milioni di ricerche al giorno
  • L’utilizzo medio di Google è di: 10 secondi al giorno/persona

Quindi in totale su Google si trascorrerebbero in media 550 mila ore al giorno.

Ma continua:

  • Se un monitor sulla pagina bianca di Google utilizza circa: 74 Watt
  • Mentre Blackr ne fa consumare circa: 56 Watt

Il risparmio mondiale annuale sarebbe mediamente di: 3000 Megawatt/ora all’anno.

L’autore continua dicendo che una centrale nucleare produce in media 1600 Megawatt… e che utilizza circa 30 tonnellate di uranio, «ditemi voi perché non provare».

Bisogna subito passare a Blackr perchè altrimenti siamo spacciati usando Google perchè il bianco consuma e il nero no mentre il nero non consuma e il bianco sì insomma no uranio no centrali nucleari!1!1!1!

L’autore di Blackr afferma che usare Blackr potrebbe salvare i nostri figli, i nostri nipoti, i gatti dei nostri nipoti, …, però bisognerebbe anche considerare che la persona che ha tirato su questo sito guadagna vagonate di soldi in pubblicità tramite un servizio offerto da Google chiamato Google CSE (che fra l’altro potrebbe rimuovere per risparmiare energia). Permette appunto di offrire una pagina di risultati di Google personalizzata (qui, in “nero”). Insomma, più gente usa questo servizio più gente clicca sui risultati in evidenza da Google Adword → più gente clicca sui risultati di Google Adword e più Blackr guadagna parecchi soldi. Cosa che Blackr non ha bisogno di fare perché è una stupida pagina HTML e il suo costo di mantenimento è di 10 euro l’anno. Forse meno.

Inoltre usando Blackr si sta regalando a Blackr qualsiasi propria parola digitata. OK, mediamente a nessuno interessa la propria privacy, ma se foste voi i proprietari di Blackr, immaginate di poter sapere cosa ha cercato chi.

Beh, oltre a Google ovviamente.

È lo stesso problema che ha anche Google
It’s the same problem Google has

Ammetto di aver usato Blackr per un bel periodo, ma in ogni caso ho sempre avuto il componente aggiuntivo Self-destructing cookies e Adblock Edge abilitati sul mio bel Mozilla Firefox, per ogni sito esistente.

Insomma, può davvero Blackr salvarci? Io credo neanche minimamente. Fra l’altro, sembra che parecchi cerbiatti vengano uccisi ogni volta che un cristiano preme il tasto Cerca di Google. Insomma a parer mio si è riusciti a fare molti soldi nel nome dell’ambiente, a caso, strumentalizzando gli ambientalisti.

Una stretta di mano virtuale agli autori di Blackr. Riuscendo a far soldi facendo informaticamente nulla e ecologicamente quasi niente. Ricorderei che diversi “giornalisti” hanno sponsorizzato “a gratis” Blackr nei più disparati servizi televisivi sulla tecnologia, Rai e Mediaset ecc.

Geniale.

(Immagine ovviamente presa da xkcd, sotto licenza CC-By-Nc.)

 

Semplice pesce d’Aprile con Google

Premessa

Questo articolo è molto vecchio e l’autore di questa pagina nel frattempo è maturato un filino culturalmente e quindi si vergogna molto di quanto vi sia scritto. Nello specifico, è da deficienti fare una paginetta HTML che spari un alert JavaScript. Già, JavaScript, che si scrive così, e non Javascript. E fra l’altro la pagina era pure su Altervista. Una cosa più bimbominkia di così non si poteva scrivere. Fra l’altro fare una pagina finta di Google può sembrare divertente ma state facendo phishing, che non è la pesca del pesce d’Aprile ma è una truffa e un illecito civile. State inoltre come minimo violando i trademark di Google.

P.S.
Se trovi un’altro articolo del genere in Internet senza un simile disclaimer, insulta immediatamente quell’autore.

Soltanto un piccolissimo scherzo creato per un pesce d’aprile, realizzato scopiazzando Google e apportando un semplicissimo script in Javascript ad una pagina.

Immagine di errore di Google (totalmente inventato) creato utilizzando Javascript - Reyboz Blog

Link diretto: Google scherzo 1.0

Principalmente lo script si basa sull’effettuare una finestra Alert ogni volta che avviene l’evento ‘Clic’, niente di complicato:

ONCLICK="javascript:alert('Errore');"

E’ possibile trascinare il link dello scherzo sul simbolo homepage (Icona tasto homepage - Reyboz Blog) del vostro browser: in modo che il prossimo che accederà ad internet si cuccherà questo semplice scherzo.