Elettronici VS Informatici

Può sembrare assurdo agli occhi di molti ma elettronici e informatici non si scambiano quasi mai pareri.

Farò un esempio grazie al fatto che papà da poco tempo è in pensione. Un elettronico in pensione.

Il problema è che il parroco lo ha scoperto e le sue più intime fantasie erano essere legate ai presepi automatizzati.

Le specifiche parrocchiali

Le specifiche iniziali erano di allestire nel giardino della parrocchia un presepe con un brano che partisse ad una certa ora e fosse dannatamente semplice da controllare. Un gioco da ragazzi?

Evoluzione successiva: doveva illuminarsi anche una specie di capanna insieme al brano; poi ad un’altra ora doveva partire un altro brano e accendere luci su un gruppo di palme, poi cori, accendere re magi e illuminazione su altri riferimenti biblici a me ignoti. Una sobria fusione fra il cristianesimo e una discoteca (cristoteca?).

Ma che c’entrate voi?

Sentite, non so perché stiamo seguendo questa cosa. A volte ci si appassiona a certi progetti pensando di poter redimere tutti i peccati, magari dopo brutte parole dette quando il pullman n. 47 fa manovra in piazza Freguglia, tappando tutto il traffico, mentre resti lì, impotente, di fronte agli orari pianificati mostrati dall’app Libre BusTO.

Andiamo avanti.

L’implementazione elettrotecnica

L’implementazione prevista in assenza di un informatico in casa (ricordo che ora sto a Milano) è semplicemente formidabile e prevede un circuito progettato da papà che identifica il segnale audio in uscita dalle casse di uno normalissimo stereo, acceso a mano dal parroco, ed, in funzione di questo segnale musicale (!), accende la sequenza di illuminazione corrispondente. Ripeto. Il parroco semplicemente sgnacca play su un vecchio lettore CD o dal suo telefono o cosa cavolo vuole, e magicamente si accende il resto dello spettacolo. Quando il parroco spegne il party musicale, il presepe vivente torna in quiete.

Pura follia, genialità e magia.

L’implementazione informatica

Inutile dire che un qualsiasi informatico, se le specifiche non fossero cambiate, avrebbe preso un calcolatore GNU/Linux a caso (e.g. un RaspberryPI) e aggiunto librerie Python a caso e avrebbe portato a casa il pane (benedetto). Poi avrebbe dialogato con altri informatici reimplementando tutto con N linguaggi differenti ottenendo lo stesso risultato ma in modi che diminuiscono la leggibiltà aumentando qualcos’altro o cose così, divertendosi tutti insieme.

Ovviamente mai un informatico si confronterebbe con un elettronico, perché poi si divertirebbe solo uno dei due.

La svolta ibrida

Avendo entrambi preso la decisione di scambiarsi pareri più spesso, senza cambiare le specifiche (piaceva troppo questa cosa che la moooseca controllasse tutto) abbiamo unito er meglio della creatività elettrotecnica con il peggio dell’informatica. L’implementazione risultante da questa fusione prevede il computer portatile con GNU/Linux di una dolcissima signora, vicina di casa nostra (la quale si era cuccata il solito cryptolocker su Microsoft Windows qualche anno prima e quindi era migrata a Xubuntu facilmente). Il suo portatile è stato scelto perché era manipolabile anche da un elettrotecnico senza dover capire con quale saldatore ci si collega con SSH ad un single-board computer. In breve, la macchina della vicina ha una (semplicissima) regola crontab per riprodurre il brano alle ore desiderate. Cosa che fra parentesi per suonare ogni mezz’ora dalle 19 alle 21 si fa così:

crontab -e
*/30 19-21 * * * /opt/jingle.sh

E poi in jingle.sh:

#!/bin/sh
export XDG_RUNTIME_DIR="/run/user/1000"
ffplay -hide_banner -nodisp -autoexit /home/omissis/Music/SantoNatale.ogg > /dev/null

A margine, a parte la sintassi non proprio naturale né per un elettrotecnico e né per un parroco, incominciano le madonne. È davvero più semplice l’approccio informatico? A chi lo spieghi che il processo che esegue crontab, anche se è eseguito dal proprio utente, non ha idea del contesto X desiderato, quindi non funzionerà l’audio senza l’export di XDG_RUNTIME_DIR. Ovviamente questo un parroco lo scopre solo dopo anni di lettura del manuale della propria distribuzione, o decifrando StackOverflow. Ma andiamo avanti. Questo è il genere di discorsi che non farà innamorare dell’informatica un elettrotecnico.

All’estremo opposto, il circuito di papà, ripeto, collegato a cascata soltanto al jack audio del portatile della vicina, resta letteralmente in ascolto della partenza del brano per far scattare il corretto impianto di illuminazione.

La soluzione è a prova di bomba. Intanto perché da un lato l’elettrotecnico non sbaglia mai, e poi perché se l’informatico avesse sbagliato qualcosa il parroco può sempre sostituire a caldo il portatile con un lettore CD a caso e ricondursi al caso precedente.

Completamente assurdo. Carino però. No?

Riassumiamo cos’ho imparato oggi.

Cosa può stupire un elettrotecnico

  • crontab: far partire un brano ad un’ora precisa via software è una cosa che, nonostante sia stata banalizzata da almeno 46 anni di informatica (riuscendo nell’intento di non introdurre mai alcuna semplificazione da allora) sembra ancora far luccicare gli occhi di molti elettrotecnici. Aggiungiamo alla lavagna 10 punti all’informatica.
  • controllo degli stati: “sì ma non è che poi il file audio riparte da tipo metà se lo gestisci via software? uh?
    Se ho capito bene sono riuscito a stupire almeno un bravo elettrotecnico semplicemente garantendo che il software era in grado di riprodurre un brano, più volte, partendo dall’inizio. Sicuramente c’è una preoccupazione “elettrotecnicamente” (?) intelligente e concreta sotto, per ora però l’elettrotecnica con questa questione secondo me ha semplicemente perso punti. Tu, in terza fila! Sottrai alla lavagna i punti. Beccati questa elettrotecnica.
  • asterisk: il fatto di poter creare una rete telefonica locale e poter chiamare un numero la cui segreteria telefonica ti dice “benvenuto nel presepe più figo del mondo ;) prema 5 per far partire la ;) cristoteca – grazie per aver chiamato” e che quando digiti il tasto 5 parta il brano e si accenda l’impianto d’illuminazione e si spenga dopo, fa definitivamente percepire la supremazia dell’informatica sull’elettrotecnica.
    P.S. Stranamente non stupisce se quest’ultima cosa non sono riuscito a mostrargliela in cinque minuti e quindi non abbia colpito molto. Ma sì può fare, dannazione! Provaci con l’elettrotecnica! Dai! Su!

Cosa può stupire un informatico

  • avere una scheda da pochi centesimi, scollegata dalla linea elettrica, scollegata da Internet, manco sa cosa sia Internet, alimentata solo con una batteria di un dannato telecomando, con autonomia di settimane o mesi, a prova di scossoni o terremoti, in grado di rilevare quando c’è musica riprodotta da uno stereo solo grazie ad un jack delle cuffie e solo in quel caso far partire un impianto di illuminazione.
    Ecco, avete appena tramortito un informatico. Totalmente mindblowing per ristabilire l’orgoglio elettrotecnico.
  • avere la stessa scheda di prima che, collegata ad un doppino telefonico, collegata a sua volta ad un vecchio Nokia da 4$, sia in grado di rilevare la frequenza audio di ognuno dei tasti numerici per far partire un impianto di illuminazione a scelta. Senza un computer.
    P.S. Me l’ha dimostrato e funzionava tutto perfettamente, con una singola batteria AAAA perché, per una serie di coincidenze, l’aveva già sviluppata per il soccorso speleologico. Maledetto.
    Qui l’elettrotecnica ha fatto punti, e di brutto. Tu, alla lavagna, aggiungi 50 punti e fa i totali.

Conclusioni

Bisogna destinare una giornata nazionale dedicata all’incontro fra informatici ed elettrotecnici. Invito a chiudere entrambi in una stanza per arricchimento reciproco. Devono uscire fuori entrambi però. Iniziamo subito.

Esercizio a casa per elettrotecnici

(È un esercizio per elettrotecnici o elettronici, o come diavolo vi chiamate che non l’ho ancora capito, a parte capire che so che non siete elettricisti. Anche se spesso siete anche elettricisti, rendendo tutto più complicato.)

Prendete un elettrodomestico a caso e sostituite un componente a caso con una pipeline più informatica.

Esempio: eliminate il componente che chiude il circuito della luce del vostro frigo. Da domani, un’apertura sufficientemente ampia dello sportello del vostro frigo deve essere filmato a distanza da una videocamera con OpenCV e, a movimento riconosciuto, deve attivare la luce del frigo usando un’API REST. Le info vanno salvate in una transazione in una blockchain esoterica.

Esercizio a casa per informatici

(È un esercizio per informatici o tecnici informatici, o come diavolo vi chiamate, a parte che ho capito che non siete quelli che aggiustano la stampante. Anche se spesso siete anche quelli che aggiustano le stampanti.)

Prendete un oggetto alquanto informatizzato e regalatevi del tempo per reimplementarlo il più possibile trattando l’informatica come se non l’avessero ancora inventata. In pratica prendete un saldatore in mano e comprate un po’ di stagno e resistenze a caso e fatevi un selfie e chiudete tutto che sennò vi fate male di sicuro per come siete fatti. È abbastanza per oggi. Bravi!

Import huge iCloud calendars into nextCloud (without explosions)

Three weeks ago I received an URL of a really big iCloud shared calendar.

(Having said I’ve nothing against an iCloud shared calendar. If I can use free software to access it, that’s fine.)

So I tried importing that URL into my nextCloud instance.

So I caused very long time of CPU consumption and nextCloud explosions.

Allowed memory size of 1048576000 bytes exhausted

Long story short. iCloud takes six (6!) seconds to generate that huge document; nextCloud invests too much resources in parsing that wall of data.

Now. You can surely increase your limits… but it’s not a good idea to allow a spike of GBs of RAM and seconds and seconds of userspace CPU consumption just to see 50 fresh events, together with 500k legacy events. asd

Also because if you need to stay in sync you have to repeat this operation every some minute.

In order not to blow up my server and not slow down my computers and my LineageOS phone and to save electricity from Apple (which I think does a lot of calculations as well… asd) I wrote a script that orders my server to:

  1. download that shared calendar from iCloud (this takes at least 6 seconds asd)
  2. parse the content
  3. filter by creation date or last modification (sometimes the creation date is missing – asd)
  4. discard the appointments older than 6 months
  5. reconsolidate the remaining events
  6. save the result
  7. expose this last clean calendar to my nextCloud via HTTP

A daemon goes through this preparation process every 20 minutes. At the end I obtain a lightweight and fast resource to be scan by nextCloud whenever it wants, even every second.

Long story short:

  • Apple is happy
  • I’m happy
  • my nextCloud is happy

If you need that script:

https://gitpull.it/source/webcal-cleaner/

https://github.com/valerio-bozzolan/webcal-cleaner/

Come affrontare un preventivo

I preventivi sono una lotta e uno stress e una fatica immani.

Innanzitutto. Il cliente. Quale hai? L’avrai identificato. C’è quello con mille idee. C’è quello con poco budget. C’è quello con mille idee e zero budget. C’è quello che viene in trionfo, ti fa credere di essere scafato, avere la testa a posto, si presenta col portafoglio (nel senso, magari evita che gli offri te il pranzo), ti spiega dozzine di progetti di millantato successo e poi arriva la fuffa: ti chiede di investire nella sua startup proprietaria rivoluzionaria.

Cosa fare?

Puntualmente dopo aver conosciuto una dozzina di persone troppo simili a questo cliente, persone che hanno perso ogni amico e hanno divorziato o perso tutto e vivono sotto ad un ponte, se hai un minimo di bontà, gli suggerisci di investire i suoi soldi in slot machine, pochi euro alla volta possibilmente, così magari si ritrova con uno Yacht da 60 metri a prenderti in giro o magari finisce come la cruda maggioranza. Il tuo obiettivo deontologico è avvertirlo, nonché, massì, fare del bene e preservare il mondo dalla produzione di vaporware.

La verità è che a volte trattiamo male il cliente proprio perché la regola del “cliente ha sempre ragione” è fuorviante. Al massimo il “cliente ha le sue ottime ragioni”, questo sì. La sua idea quindi non va sostenuta a prescindere ma va analizzata e criticata in maniera costruttiva, per il suo bene, perché devi assumere che sia una persona intelligente e non dica minchiate, semplicemente è lì per chiederti un parere meno banale rispetto a “credi nei tuoi sogni figliuolo”. Ecco il tuo potere. Poterlo informare, dirgli se è una cosa banalotta e fattibile, nella “media dello stupore” e fattibile, rivoluzionaria ma fattibile, o una cosa davvero over-complicated su cui investirebbe solo un pazzo maniaco criminale pieno di risorse a fondo perduto. Il cliente ha bisogno di sentirselo dire. «Guardami negli occhi. Sai che il due per mille di questi progetti, se non sei sufficientemente pazzo e maniaco e pieno di soldi, finiscono nel nuovo cesso del mondo chiamato GitHub, incompleti e con manco più i bot che ti avvertono delle dipendenze piene di falle, talmente hanno pena di questi progetti rivoluzionari mai conclusi in vita terrestre?». A questo punto lui ti potrebbe rispondere: «Esatto amico. Ne sono onorato ed è tutto calcolato. Now take my money.» e siete a posto. Oppure «guarda non mi piace questa energia è vero ad alcuni non va tutto benissimo ma è perché queste persone non credono a sufficienza nei loro sogni proprio come te vedi proprio come te che non farai mai il botto nella vita e non andrai in giro pieno di gente mezza nuda sul ponte della tua nave» a questo punto potresti già levare le tende ma potresti aspettare che dica almeno anche «ecco e se non vuoi raccogliere l’opportunità di investire nella mia ide..» ecco a questo punto, stop. Fermalo. Avvertilo. Auguragli tutta la fortuna possibile ma avvertilo. Fai già sufficiente volontariato alla mensa dei poveri e vorresti evitare che, beh, le vostre strade si re-incontrassero in quel luogo con lui e altre dieci persone che ha coinvolto per l’opportunità di lavorare per lui.

→ Il cliente ha le sue ottime ragioni. Quindi, se si gioca la casa per la sua idea di merda lo devi avvertire, se ci tieni a lui.

→ (Aggiunta rilevante di @quel_tale: «Il cliente ha sempre ragione, ma se ti da solo la graaaande opportunità di lavorare per lui allora non è un cliente e perciò ha torto a prescindere. asd)

Cose da evitare? Affezionarsi al progetto del cliente. Arrivi al punto che vorresti dargli la base missilistica che merita perché ti piace vederlo felice e giocare coi suoi giocattoli, ma puoi farlo solo se lo fai di nascosto altrimenti se chiedi più soldi per coprire i tuoi interventi il cliente cambia sviluppatore o cambia giocattoli e te non ti diverti più.

Cose da evitare? Lavorare a qualsiasi costo. Devi entrare nell’ottica che le società delle patatine andranno al ribasso, sempre, e proporranno un prezzo stracciato realizzando una soluzione mediocre che fra una manciata di mesi dovrà essere riscritta da capo quando ci sarà da aggiungere un’altra pezza o da aggiornare qualcosa, a quel punto si tireranno indietro o faranno altri preventivi altissimi, però nel frattempo sarà qualcosa che farà comunque contento il cliente finchè non scopre l’incastro. Quindi cavalca il tuo punto di forza: puoi lavorare come uno schiavo al minimo del budget e al minimo della qualità patatine way? Oppure puoi fare una cosa che non farebbe nessuno, con fiocchi e nastrini, al massimo della qualità che merita il cliente? Oppure una via di mezzo? Magari, ecco, evitare di presentare con fiocchi e nastrini la tua patatine way.

Specifiche. Quel cliente che dice sempre “il sito” riferendosi quasi sempre a “quella vetrina su cui vengono mostrate delle cose carine”. Il problema è che di quella cosa sembra ci vogliano un paio d’ore di lavoro. Poi ogni tanto chiedi qualche dettaglio e ti conferma che con “il sito” in realtà intende “la mia base missilistica nascosta dietro a quella vetrina carina intasata di mille milioni di funzionalità che voglio solo io… sì insomma il sito no?”.

Questa cosa mi fa sempre molta tenerezza. Perché lo capisco. Una volta ho detto a mio papà sulla spiaggia che avevo capito come si realizzava un teletrasporto. «Sì vedi papà (disegnando cose sulla sabbia) basta solo smolecolare e incanalare tutto e mandarlo da un’altra parte del mondo e riattaccare tutte le cellule al loro posto in ordine e basta vedi?» e lui rideva e proprio mi sfuggiva cosa ci fosse di così complicato. Forse credevo che avessimo sufficiente tecnologia? Sì. Forse credevo che la mia idea non ce l’avesse avuta nessuno? Sì. Forse avrei persino fatto firmare una non-disclosure agreement a mio padre prima di dirgli la mia idea del secolo? Sì. Forse avrei persino chiesto ad altre 20 persone di lavorarci a gratis per poi vivere di rendita per l’eternità? Sì. Forse ero un completo idiota? Sì.

Ah e mai pubblicare un post in cui scherzi su queste cose. Concludi sempre con un po’ di sana auto-ironia così almeno ridete tutti davanti ad una fetta di pizza. Pizza che tanto offrirai te, si sa.

NOTA: Si fa per ridere. Potrei mentire e dire che questo articolo non si riferisce a nessuno in particolare oppure potrei dire la verità ancora più divertente: siamo tutti un po’ clienti.

Due pezzi di noce

Avviso per i nerd che bazzicano qui ogni tanto: questo post parla d’ammmmorrre ed è taggato pericolo diabete. Sei ancora in tempo per spegnere il calcolatore oppure per cliccare qui e preservare le concentrazioni di glucosio nel tuo sangue.


Ieri mia madre—visibilmente preoccupata per me e per le ultime novità nella mia vita—mi ha preso un attimo da parte e narrato una graziosa parabola sulla ricerca dell’anima gemella e annessi valori. All’incirca:

Nel mondo è pieno di noci spezzate a metà, sparse per il mondo, e bisogna solo ritrovarsi. Sicuro di averla trovata ora?

― madre di boz

Lo potremmo chiamare “il postulato delle noci” e voglio molto bene ai miei genitori e sono felice che spesso mi dicano frasi così strane e spiazzanti. Poi però passa qualche minuto, ti ripeti questa lezione nella mente, cerchi di capire se l’hai capita e ti accorgi che non hai capito una cippa. Oppure forse ti hanno appena supercazzolato! Ah! :)

Due pezzi di una stessa noce avrebbero un incastro perfetto piuttosto evidente ma, nella pratica, quando si sta ancora imparando ad amare o quando si è perdutamente innamorati, non ci si rende conto dei propri incastri. Non ti accorgi—che ne so accidenti—di non essere affatto il suo pezzo di noce ed anzi, non ti accorgeresti nemmeno di essere un pezzo di formaggio. Come cavolo dovresti verificare se una persona è la tua noce?

Ti guardi intorno. Noti che il mondo è pieno di pezzi di noce attaccati con nastro adesivo e apparentemente felici ma pronti ad esplodere e… tu sei fra essi in prima fila. Poi, c’è chi ha fregato il sistema e ha trovato proprio il suo pezzo. Li noti perché di solito sono i più simpatici e meno frustrati e i loro occhi brillano di gioia.

Ebbene, ho appena stravolto la mia vita. Stavo mettendo colla sulla mia gioia credendo fosse normale. Credevo non esistesse altro di più sano. Poi? Alzo la testa e scopro che esiste una persona che già assomiglia in modo dannatamente preciso a quello che voglio, e già ti fa sentire il suo dannato preciso pezzo cercato da vite intere e… cosa cavolo dovete fare?

Come si fa ad accorgersi se la tua noce è proprio là? Beh. Non puoi. Ma penso che se la vedi e se non sei stupido devi proprio romperti di nuovo, disilludere le persone che ti stavano vicino, e lasciarti lo spazio per avvicinarti a quel pezzetto, provare, prendertela per la mano, portarla con te, correre insieme e amarvi con tutti voi stessi finché potete, perché se anche solo potrebbe essere la tua noce sta’ tranquillo che rimpiangerai ogni stupido momento in cui non l’avrai verificato.

Beh. Ecco come sto imparando a verificarlo.

  1. Non puoi trovare la tua noce se non desideri chi sei. Sono sempre stato una persona molto spartana e alla buona. Mi andava bene un po’ tutto. Il problema è se nessuno ti sprona a distinguerti dalla massa, ad avere degli obiettivi, una personalità, … non troverai la tua noce perché ti lascerai trascinare in quello che vogliono gli altri e non sarà mai, mai quello che vuoi. Sai cosa desideri dalla vita? Cosa ti caratterizza? A cosa non sei disposto a rinunciare? Cosa ti fa vivere? Se per qualsiasi stupido motivo non sai rispondere con decisione forse non morirai solo e forse nemmeno rimarrai senza una persona che ti ama ma sta’ tranquillo che se non sai rispondere con decisione a tutte queste domande non troverai la tua noce.
  2. È la tua noce quando vi amate senza nascondere quello che siete. Tutto compreso. Sì. C’è una sottile linea che separa un difetto da una caratteristica. Mettersi le dita nel naso può essere un difetto da poter correggere o nascondere ma… solo voi sapete cosa vi distingue e cosa vi fa vivere e forse non stiamo parlando di oggetti nel naso. Queste dovrebbero essere le cose più belle che avete: voi stessi dovreste essere il centro del vostro rapporto. Ciò che siete non deve essere qualcosa da dissimulare per la paura di annoiare il prossimo o di essere incompresi. Beh, vuoi scoprire se è la tua noce oppure no?
  3. Forse non è la tua noce quando capite che ogni rapporto che avete avuto fino a quel momento non ha più senso. È strano ma è troppo facile dimenticare… ma è la tua noce quando capite che non ci sarà mai più nella vostra vita qualcosa di anche solo altrettanto intenso.
  4. È la tua noce quando ti accorgi che da quel momento vivi la tua vita. Sembra una cosa stupida ma… non sempre viviamo la nostra vita. A volte sorridiamo ad amici, parenti, famigliari. Poi usciamo dalla stanza e riposiamo le guance affaticati, sotto sforzo come a teatro. È facile capire se non è la propria vita ma è difficile rendersi conto che è terribilmente sbagliato pensare di poter vivere una vita così.

Ebbene. Di colpo ho riscoperto quanto è importante che io sia me stesso. Ho scoperto quanto è stupido provare a vivere con chi non vuole tutto te stesso o con chi dovrebbe sforzarsi per amare quello che sei. La differenza fra stare bene insieme ed essere l’uno per l’altro.

Quasi al punto di non ritorno ho capito che la metà di noce c’era e stava da un’altra parte. L’ho conosciuta. L’ho amata e mi sono lasciato amare e in 10 giorni avevo già vissuto 10 anni, e passano ancora e ancora le settimane ed è sempre più intenso e non voglio smettere, perché non ho mai pianto, riso, condiviso, parlato, sussurrato, guardato negli occhi, amato e vissuto così tanto la mia vita. Ho capito che non ci sarà mai null’altro del genere. Tutti 4 i punti insieme.

Beh, certo. È più complicato di così. È più difficile e meno spensierato di così. Se non lo fosse non avrei stravolto così tanto la mia vita; i miei genitori non sarebbero così preoccupati; ora non parleremmo di noci.

Nella mia più inaspettata lucidità, nella mia più faticosa disillusione, dopo tutti i nostri avvertimenti, discorsi complicati e le nostre paure comunicate occhi negli occhi per farci del male subito invece che aspettare sorprese, anche se sembriamo un’anomalia, beh, tutto trova un senso: siamo due di quei rarissimi esempi di gusci di noce incollati senza bisogno di nastro adesivo.

Siamo un po’ anomali? Spero non faticheremo troppo a continuare a spiegare agli altri cosa siamo quando lo chiederanno. Ma in fondo, la risposta è molto semplice ed evidente:

Ti amo io. Mi piace la nostra storia. Sei il mio pezzo di noce.


P.S.
Mi scuso con i lettori abituè. Se avete sofferto vi invito a correre immediatamente a roba da duri, tipo la guida su come ottimizzare WordPress, la guida definitiva!1!

La cache del browser

Oggi abbiamo ricevuto una lettera indirizzata alla nostra rubrica Informatici dal parrucchiere da parte di una persona assai disperata.

Ecco il messaggio:

Caro parrucchiere, condivido con te un mio dramma personale.
Lavoro seduta di fronte a mio marito che è informaticamente analfabeta.
Oggi gli hanno detto di pulire la cache del browser. Ha risposto molto cortesemente, riattaccato:
«COSA [omissis] vuole questa da me?»
«DOVE porto il pc per fare ‘sta roba?»
Lui ha un melacomputer salcazzo da millemila euro e io ho un tostapane primo prezzo scontato [con GNU/Linux].

Cosa gli fatturo come technical support?

Carissima persona misteriosa, grazie per esserti aperta con noi.

Alcune considerazioni.

Il tuo compagno non è soltanto vittima di un tanto irriverente quanto ahimè giustificabile analfabetismo informatico. È anche vittima di anni e anni di indottrinamento proprietario e cultura di utilizzo passivo della tecnologia, tecnologia che—ahimè—non è neanche sotto il controllo delle persone che spesso reputiamo “smanettoni”. Questo è grave.

Variare lo sfondo, le icone, le notifiche, e mischiare hardware e software in bundle. Crediamo di avere il controllo di questo calcolatore bianco ma non è altro che una costosa e graziosa scatola nera sul cui guscio hanno messo un’assistente vocale un po’ paciona, per non farti sentire troppo impotente mentre ti strappano ogni libertà digitale, massì, magari caricando le tue foto nudo sul cloud o mentre ti costringono a fare aggiornamenti inutili che appesantiscono il dispositivo per mandarlo in obsolescenza programmata.

Altro dramma: dall’altro lato della cornetta, un’altra forma di bullismo: il supporto tecnico dei prodotti proprietari. Magari tuo marito aveva chiaramente un problema con quella merda di Safari, ma è anche altrettanto probabile che lo abbiano squisitamente supercazzolato senza sapere come risolvere il suo errore.

Che fare la prossima volta? Salva il tuo compagno! Contatta tu il supporto tecnico ma dì l’unica parola che potrà portare alla risoluzione del problema: Shibboleth.

Tuo marito sarà eternamente riconoscente.

Team di sviluppo: glossario

(Dalla nuova serie informatici dal parrucchiere)

Glossario per la sopravvivenza all’interno di un qualsivoglia team di sviluppo di successo, dal discutibile punto di vista di un ciovane developer.

P.S. Questo glossario è ironico e quasi sicuramente non si sta parlando di te, quindi datti una calmata.


Il Boss: Paga. Tu tratti bene lui e lui tratta bene te. Semplice. Di solito però è sempre via.
Sarebbe anche in grado di esprimersi, ma ha eletto Il Delegato.


Il Delegato: Umano inutile ma assai carismatico. Se evocato da Il Boss, rimane per sempre. È in grado di fissare deadline sugli esseri umani. Il Delegato deve erogare deadline all’ultimo momento, passandole come imposte dall’alto di recente, in realtà se n’è ricordato ora. Il Delegato conosce limitate ma efficaci frasi di circostanza per variare all’improvviso una deadline. Ad esempio «Ecco! Le specifiche sono cambiate!  Maledetti quegli stronzi ai piani alti! [n.d.r. non c’è nessuno ai piani alti]» «Ecco! Dovremmo [n.d.r. dovrete] rifare tutto da capo ed entro domani!».
Di solito fa cip & ciop con L’Esperto.


L’Esperto: Cirriculum vitæ in qualsiasi formato proprietario; svolti i lavori informatici più inventati, in settori citati continuamente; dress code da operatore delle pompe funebri; cita perle di saggezza in Inglese maccheronico; sempre il punto di riferimento per qualsiasi scelta tecnica; maestro dei monologhi; ha Linkedin e l’ultimo iPhone; confonde puntualmente Java con JavaScript; «chiediamo a lui che sa»; Avete davanti a voi L’Esperto.
In un’altra vita lavorava per le riviste da 2€ nella sezione oroscopi e faceva sentire meglio la gente. Ma non in questo universo. Qui lui è L’Esperto e fa sentire meglio i piani alti.
Ha diversi punti deboli. È allergico alla baracca, è allergico ad il ragazzo ed è mortalmente allergico ad ogni riga di codice. L’Esperto è un vero esperto quando si tratta di ingegnerizzare e fissare briefing.


briefing: Raccoglimento effettuabile esclusivamente dalla figura di un L’Esperto per aprire una parentesi su tutti gli approcci più impensabili per la risoluzione di un problema. In qualche modo c’entra sempre Java o JavaScript.
Nonostante siano molti questi approcci, ognuno è più inefficiente e inapplicabile dell’altro quindi, mentre egli vomita queste cazzate, per fortuna il ragazzo lavora al problema.
Il workflow è il seguente: L’Esperto inizia a camminare in tondo, parte un monologo, «bla bla ingegnerizzare bla bla»: eccoci in un briefing.
Da questo istante il ragazzo muta e preserverà le funzioni per cercare di rimanere produttivo. Il sangue scende e arriva alle dita. Lo sguardo rimane inebetito. L’algoritmo si riduce a 7 istruzioni:

  • risolvere il problema
  • dire «Uhm!» facendo cenni con il capo, quando si percepisce una domanda retorica a risposta affermativa da L’Esperto
  • dire «Uhm.» scuotendo la testa, quando si percepisce una domanda retorica a risposta negativa da L’Esperto
  • dire «Uhm.» quando sopraggiunge una pausa ad effetto nel monologo de L’Esperto
  • ridere quando lo fanno gli altri
  • smettere di ridere quando non lo fa più nessuno
  • controllare se L’Esperto ha finalmente terminato il suo cabaret – verificare questa condizione di uscita ogni rand(1, 10) secondi

ingegnerizzare: Tipico intercalare de L’Esperto per introdurre una serie di amenità sconclusionate.


deadline: data inderogabile in cui tutta la baracca deve funzionare. Deve sempre sembrare l’ultima e per questo ha sempre l’ultima parola Il Delegato. L’algoritmo è il seguente: Si ha molto anticipo? Non si fisserà alcuna deadline. Il lavoro deve essere finito fra un mese? La deadline sarà lunedì. Siamo già a lunedì e il ragazzo ha lavorato tutta domenica notte? Si chiama L’Esperto, si scriveranno nuove specifiche, ci sarà da far rifare tutto da capo e finalmente si avrà una nuova deadline.


specifiche: quando Il Boss esprime una necessità ad Il Delegato, quest’ultimo si attiva per introdurre il problema alla figura di un L’Esperto, il quale si sentirà giustificato a calendarizzare un briefing, nel nome della razionalizzazione del problema. Al termine di questo tripudio di nullafacenza si avrà una nuova specifica da poter consegnare ad il ragazzo. Quest’ultimo, in qualità di terminale di questo telefono senza fili, starà al gioco e ringrazierà. In seguito cestinerà questo prodotto e farà una telefonata ad Il Boss per capire che cosa volesse realmente.
Una nuova specifica introduce una nuova deadline. Una specifica deve essere in contrasto con la precedente.
In pratica il ragazzo la domenica sera commenterà via il codice de la baracca scritto  per la specifica precedente, così come per la prossima specifica commenterà via il codice scritto in tal giorno, e via così.


la baracca: Il termine baracca sta ad il ragazzo come Piattaforma sta a L’Esperto. La baracca è madre, padre, figlio, cibo e compagno di letto de il ragazzo. Esempi d’uso: «Ma dove c*** ‘sta il server dove dovevamo ficcare la baracca?» esordisce il ragazzo. Si pensa che La Piattaforma sia la stessa cosa de la baracca, ma La Piattaforma è tirata su da L’Esperto a suon di specifiche grazie al cloud computing, mentre la baracca e tirata su da il ragazzo programmando la domenica notte sul suo server.


server: La figura de L’Esperto può garantire che questa tecnologia missilistica all’ultimo grido sia già pronta da ieri, ma purtroppo è sorto un problema. Su questo bolide non si può installare una sega. Partono le chiamate. «DOVE CAZZO È CHI HA INGEGNERIZZATO QUESTA BARACCA? CHE QUESTI POI SI ACCORGONO CHE MANCO SO INSTALLARE UNA DEBIAN IN MENO DI QUATTRO GIORNI DI CUI TRE LAVORATIVI!» — esordisce L’Esperto. Se il ragazzo nel frattempo si è impietosito a sufficienza,  quasi sicuramente per evitare il disastro e figure dimmerda avrà detto la minchiata del secolo: proporre di usare il suo server per tenere su la baracca.


La Piattaforma: Studi di settore concordano sul fatto che La Piattaforma abbia un valore di mercato ed una complessità assolutamente non paragonabili ad la baracca.


problema: Salta sempre fuori. Non è mai colpa de L’Esperto o delle sue specifiche. Solitamente L’Esperto non perde mai occasione di tenersi stretto per sè la responsabilità di risolvere un problema attraverso il raccoglimento in un briefing. Se il problema si protrae fino alle 18:00 o se è arrivato il week-end, il briefing deve essere considerato come un successo e perciò la responsabilità può essere trasferita immediatamente ad il ragazzo.


il ragazzo: È sempre uno. Cioè, mi sembrava fossero due, ma è uno solo. Dalla regia mi dicono che l’altro è andato in burnout a furia di sentire le amenità de Il Delegato / ai briefing de L’Esperto.


beta-tester: È un concetto da sfigati. La Piattaforma è sempre sicura e funzionante. È subito possibile scagliare su La Piattaforma le scimmie.


scimmia: TRATTASI DI PIGIATASTI PARTICOLARMENTE AMANTI DEL CAPS LOCK . NEMICI NATURALI DELLA NETIQUETTE E PERSONE TANTO FRUSTRATE QUANTO FRUSTRANTI A LORO INSAPUTA . SI CAPISCE CHE USANO WINDOWS PERCHé LE LORO “è” ACCENTATE SONO LE UNICè COSè MINUSCOLè — n.d.r. cosa che non capiterebbe con GNU/Linux — SCOPO DELLE SCIMMIE è ENTRARE A CONTATTO CON IL SUPPORTO TECNICO .


Supporto tecnico: Sono paladini della giustizia sociale con la missione di evadere qualsivoglia richiesta ricevuta dalle scimmie. Punto debole: il supporto tecnico è allergico ad ogni accesso al database. Nel raro caso in cui una richiesta tecnica sia davvero una richiesta tecnica, è irrisolvibile dal supporto tecnico. Il supporto tecnico deve essere in grado di non far notare a L’Esperto che c’è bisogno di il ragazzo per risolvere qualsivoglia sia il problema. In realtà l’Esperto lo sa benissimo, ma finchè è Il Boss a non accorgersene, ci sta.
Ad ogni problema inoltrato ad il ragazzo, esso comunica la soluzione ad il Supporto tecnico che risponderà alla scimmia. In sostanza il supporto tecnico è un proxy abbastanza inefficiente fra la scimmia ed il ragazzo.
Di solito sono tutte brave persone, solo un po’ frustrate e sottopagate.
Se il ragazzo è solito bestemmiare, il proxy è in grado di rimuovere i sacramenti dalle risposte, prima di inoltrarle alla scimmia.

Informatici dal parrucchiere

Dato che in molti mi stanno facendo capire che devo dedicare più tempo al benessere personale, inizierei a condividere con l’Internet qualche vicessitudine frustrante e/o irriverente. In sostanza sparlerò di qualche collega. Naturalmente il soggetto interessato non ha nulla da temere: il suo nome sarà protetto da potenti algoritmi crittografici vulnerabili solo al metodo del tubo di gomma.

Se vi suona come qualcosa di sbagliato, cosa credete che dica di voi la vostra vicina di casa dal parrucchiere? ;) Solo che lei non usa mezzi termini.

Nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo, no, non mi sto ispirando a Manzoni. Io sono decisamente più ignorante e mi limito ad inchinarmi alle perle già contenute in Storie dalla sala Macchine :D

Se sei giunto fin qui perchè ti fischia l’orecchio o hai la coda di paglia o altri simili problemi metaforici e ritieni di essere moralmente stuprato, in quanto il tuo egocentrismo ti fa credere di essere il diretto interessato dei miei sfoghi, ti sbagli! Sei sufficientemente intelligente per capire che in verità tu non esisti in quanto tale: io no ho mai citato nessuno.

asd ^^

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