Grant MySQL/MariaDB privileges on all prefixed databases

Here we are, you reached this page while looking for how to grant MySQL/MariaDB privileges on some databases sharing the same table prefix like phabricator_asd, phabricator_lol or mediawiki_asd mediawiki_lol or whatever name prefixed with an underscore and you want to do it in the right way because you remember that something may be not correct in your syntax.

Well:

CREATE DATABASE mediawiki_asd;
CREATE DATABASE mediawiki_lol;

CREATE USER mediawiki_admin@localhost IDENTIFIED BY 'whoooo';

GRANT ALL PRIVILEGES ON `mediawiki\_%`.* TO mediawiki_admin@localhost;

In short you have to adopt \_% remembering to escape your underscores. Why? Because in the GRANT command you should respect the syntax expressed in the MariaDB LIKE specifications and that’s why your damn underscore, without being escaped, is a reserved char meaning whatever single character. The risk of not remembering this, is to forget the underscore escape, allowing all privileges also on unrelated databases like mediawikiasd or mediawikilol etc.
How could you sleep with such unuseful mistake? Uh?

Yep. I’ve written this dummy post because I’m definitely sick of wasting 5 minutes a week looking for this. Hoping to see this post in my DuckDuckGo results soon.

That’s all. asd

Fix Evolution and Aruba TLS error

Se per pura sfiga stai usando Aruba – il triste ma fortunato provider di servizi italiano – e lo stai usando per della posta elettronica, e vorresti usare il client GNOME Evolution, e ti funziona perfettamente la ricezione della posta ma porcalamiseria quando provi ad inviare ricevi l’errore:

TLS handshake: A packet with illegal or unsupported version was received.

Allora significa che i mailserver Aruba basati su Microsoft Exchange-merda stanno ancora usando certificati pleistozoici TLS1.0 e TLS 1.1 deprecati in tutto il pianeta, per esempio da GNOME:

https://gitlab.gnome.org/GNOME/glib-networking/-/commit/0f5938dbc7ac92913673c102b5707675ca8a0eb9

Tutto questo naturalmente con i parametri SMTP ufficiali di Aruba:

  • Server: smtps.aruba.it
  • Porta: 465
  • Encyption method: TLS on a dedicated port
  • Type: PLAIN
  • Username: foo@example.com

Soluzioni disponibili:

  • Fai funzionare Evolution con Aruba a testate
  • Usi SMTP in chiaro
  • Provi un altro client
  • Non usi Aruba

Se hai scelto la prima opzione, modifica il file /etc/environment o similari nella tua distribuzione GNU/Linux e dichiara:

export G_TLS_GNUTLS_PRIORITY="NORMAL:%COMPAT:+VERS-TLS1.0"

Fai un logout, un login, e magicamente ora riuscirai a spedire posta con Evolution con Aruba.

Fine.

P.S.
Questa guida piace ad Aranzulla perché risolve un problema stupido e molto richiesto con una soluzione stupida che finirà subito su in Google. Il vero problema è però squisitamente sociale: non dovevi avere questo problema, perchè non dovevi adottare Aruba. Migra a qualsiasi fornitore di servizi, o tirati su una Dovecot + Postfix a caso (è fighissimo, fallo), ma scappa da Aruba.


Come ottimizzare un sito in WordPress ad alto traffico senza CloudFlare (la guida definitivah!1!)

È un periodo in cui sto popolando la mia categoria Articoli che piacciono ad Aranzulla. Oggi è il turno di una guida la cui trama è tratta da una storia vera.

Preambolo: è quasi certo che il tuo stupido blog non sia ad alto traffico. In questo caso trarrai benefici da questa lettura.

Visualizziamo il caso dell’edizione in lingua italiana di Wikipedia. Genera un traffico di duecentosettantamila visite all’ora. Anzi, prendiamo anche quella in lingua inglese. Vanta circa quattro milioni di visite all’ora. Non so se mi spiego. Quattro milioni. Ma non basta. Prendiamo pure tutte le duecentonovantasei dannatissime edizioni linguistiche di Wikipedia, insieme a tutte le diciotto edizioni linguistiche di Wikiversity, e non fatemi contare le edizioni linguistiche di Wikivoyage, Wikibooks, Wiktionary, Wikiquote, Wikisource, senza dimenticare Wikimedia Commons e Wikidata.

Non so se riusciamo ad immaginare sedici miliardi di accessi al giorno.

Ora immaginate che siate voi i possessori di un sito di (relativamente) insignificativa visibilità (con tutto il rispetto, ma di fronte allo scenario che stiamo immaginando siamo tutti dei peti al vento). Anche se magari avete davvero la bellezza di venti visite l’ora (di cui solo 2 di nostra madre!). Immaginiamo poi che domani il vostro sito sia promosso con un banner bello GROSSO in cima ad OGNUNO di quei siti enumerati precedentemente, esponendovi potenzialmente alla pioggia di centinaia di migliaia di accessi simultanei.

Che fare?

Per non saper nè leggere nè scrivere ci siamo preparati un attimo.

Sì, perchè il sito in questione è Wiki Loves Earth; i proprietari del dominio sono una piccola e tenera associazione culturale di miei amichetti (Informazioni.Wiki). Il motore del sito è WordPress. Il server è il mio. E sì, la Wikimedia Foundation ha ficcato un bannerone su ogni suo sito, come ad ordinare alla gente di prendere a calci nel culo tale sito.

CPU addormentata. E la macchina fa schifo. Tutto funziona.

Contrariamente ad ogni mia aspettativa siamo riusciti a gestire la situazione. Alla grande. Direi che è stata una passeggiata. Unica ragione: la gente non clicca sui banner nei siti. I numeri sono stati inferiori alle aspettative con appena 11-15 mila accessi al giorno. Circa 500 visite spalmate ogni ora. Il che non è tantissimo ma non è nemmeno poco per il server di un ragazzetto.

Questo grafico è tratto dalla nostra istanza Matomo (perchè nel 2019 siamo sufficientemente evoluti per fare statistiche senza—licenza poetica—inculare la privacy dei visitatori con Google Anal-ytics o altri incubi di cui potrei parlare per ore).

Possiamo notare la linea blu che rappresenta la pace prima della tempesta, nella prima parte del grafico, con circa un centinaio di accessi al giorno. Ad un certo punto, BOOM, 11.000 accessi al giorno. Ora guardiamo la linea verde. È il generation time. In teoria, più hai visite, più metti sotto sforzo la macchina, più il generation time aumenta. Noi lo abbiamo fatto calare facendo tuning ogni giorno. Fico, vero? È sempre sceso, arrivando ad abbattersi da circa 6 secondi ad un molto più gestibile 0.2 secondi.

Da questa storia ho imparato che:

  1. È sufficiente partire da questa guida definitiva per velocizzare WordPress!1!
  2. Ridurre al minimo le risorse in ogni pagina a qualsiasi costo ripaga moltissimo
  3. Adotta cache lato webserver con mod_cache o Varnish o chi per esso
  4. Elimina qualsiasi strato di cache lato applicativo (vari plugin WordPress “iper-super-mega-cache-sarcazzo”) dato che questi ultimi sono scritti coi piedi, garantito, come ben spiegato nella guida definitiva per velocizzare WordPress!1!
  5. Se usate Apache, ovviamente disabilitate AllowOverride e tutte le altre merde inutili di cui manco ti sei documentato.
  6. Fai tuning di qualsiasi cosa con Apache Benchmark o amici simili. A/B. Prima dopo. Flip flop. Fallo e sarai ripagato.
  7. A quanto pare la gente non clicca sui banner. Quindi se ti linkano da ogni progetto della Wikimedia Foundation non è da vedersi come terrorismo. Keep calm and stop tearing off cables.

Qualche dritta su mod_cache

Come funziona mod_cache? Esso arnese è uno strato in cui salvare su disco le risposte dell’applicativo (WordPress) e riconsegnarle ad altri visitatori che chiedono le stesse pagine già richieste. Questo abbatte drasticamente i tempi di generazione della pagina, perché è già stata generata. È lì. Non devi cucinare la ricetta per tutti al volo, non devi manco scongelarla, è già lì sullo scaffale e gliela devi solo lanciare al cliente. I parametri di default vanno bene per la maggior parte dei casi. Non vengono messi in cache i file troppo piccoli, i file troppo grossi, i file richiesti via POST, etc. Addirittura la vostra distribuzione GNU/Linux se non fa schifo abiliterà da sola il demone apache-htcacheclean che pulirà la cache vecchia (o almeno così avviene in Debian GNU/Linux).

Infatti, mod_cache è una pezza di software abbastanza rispettabile che fa il suo sporco dovere, e bene, se l’applicativo soddisfa una serie di banalità, tipo spedire correttamente header HTTP Expires, preferire richieste stateless evitando le sessioni, usare GET solo per richieste idempotenti, etc.

Chiaramente la maggior parte dei CMS fa soltanto una di queste cose, se non nessuna.

Dovrete girare intorno a tutte le lacune dell’applicativo ed istruire voi mod_cache. Ad esempio, mod_expires viene eseguito prima di mod_cache quindi potete usarlo per sopperrire alla mancanza di Expires dell’applicativo. Potete istruire mod_cache per saltare il caching di richieste che iniziano con /admin-stacippa. Forse dovrete anche evitare che vengano messi in cache le richieste che hanno header quali Cookie e Set-Cookie, etc.

Problemi noti

Se dopo l’abilitazione di mod_cache emergono subito artefatti allucinanti, ad esempio se il visitatore vede la stessa pagina per tutti gli URL, allora vi risparmio le bestemmie: è colpa vostra e di mod_rewrite.

WordPress, infatti, usa mod_rewrite. Lo capite subito se avete URL fighetti tipo /2019-09-05/bao invece che un meno SEO-sexy ?p=666.

Questo funziona perchè a monte avrete sicuramente una regola del genere di mod_rewrite:

RewriteRule . /index.php [L]

Questa regola pesca qualsiasi indirizzo e risponde con l’output dell’esecuziome di index.php. In pratica un solo eseguibile genera ogni pagina. Il che è sensato ma per mod_cache comporterà un bel casino dato che, per ragioni su cui non ci è dato polemizzare, mod_cache avviene dopo mod_rewrite; e dato che la cache è salvata ovviamente sulla base dell’URL, questo significa che state mettendo in cache una sola pagina per tutte le richieste, perchè /welcome/ diventa /index.php e /about diventa /index.php etc.

Prima di passare a Varnish (asd) potete sfruttare questo mio workaround partorito durante una generosa seduta al bagno pensando immensamente a quanto fosse stimolante il binomio di un URL rewriter + mod_cache. Fra l’altro posso asserire con una vaga certezza che questa soluzione sia una mia idea. Ho trovato solo un altro tizio sul web che fa così ma in una domanda sgrammaticata e con una risposta che manco spiega il funzionamento. asd).

Ecco la variante:

RewriteRule ^(.*)$ index.php/$1 [L]

Funziona, perché /welcome/ diventerà un innocuo /index.php/welcome.

Perchè la richiesta/index.php/welcome dovrebbe essere lecita se quel file non esiste? Ottima domanda! Qui ti volevo. Funziona, perchè nel tuo webserver avrai attiva di default una delle mie direttive di Apache preferite, una di quelle che non conosce nessuno, ma proprio nessuno, ma, ripeto, è attiva in tutti i webserver del pianeta. Di default. In tutti. asd.

Parliamo di AcceptPathInfo. Se conosci questa direttiva significa che sei l’anticristo in persona e puoi vantarti di visitare indirizzi senza senso ottenendo una risposta valida. Esempio:

https://www.facebook.com/index.php
https://www.facebook.com/index.php/melone-prezzemolato

Come vedete, è una direttiva talmente sfigata che manco Facebook sa di averla, altrimenti l’avrebbe disabilitata o avrebbe impostato un reindirizzamento o dichiarato un URL canonico, cosa che al momento non fa (quindi potremmo avvelenare i loro risultati di ricerca linkando termini a caso su URL esistenti con termini a caso dentro! che bello. asd).

Va beh, torniamo a noi.

Funziona, perchè utilizzare il nome di un eseguibile esistente come se fosse una directory, provoca comunque l’esecuzione di tale eseguibile. L’URL di eccedenza (e.g. “melone-prezzemolato“) viene passato sotto banco allo script all’interno della variabile d’ambiente PATH_INFO.

In sostanza: fate in modo che agli occhi di mod_cache siano sempre tutte richieste differenti. Al contrario, per l’applicativo il meccanismo di caching deve rimanere del tutto trasparente. Notare che se l’applicativo non fa uso del PATH_INFO non farete danni nell’usare il mio workaround (come per WordPress); invece chi lo usa (come Joomla!-merda) allora semplicemente questo problema non se lo porrà perchè ogni URL sarà già univoco (affinchè non sembri che stia promuovendo Joomla!-merda, vorrei ricordare che ha una terribile gestione dei permalink e quindi avrete ben altri problemi tipo contenuti centuplicati su indirizzi a caso. Se non si fosse capito, non usate Joomla!-merda. Che fra l’altro è l’unico CMS famoso NON pacchettizzato per le principali distribuzioni GNU/Linux, talmente fa schifo.)

Concludendo

Cloudflare è per pigri. Anche un po’ per rincoglioniti. Voglio dire, c’è una rispettabile fetta di utenze di Cloudflare e di altri firewall e CDN, diciamo forse l’1% dei loro utenti, che effettivamente potrebbe meritare i servizi di Cloudflare, o di altri, poichè lo userebbero col senno dell’impossibilità di farselo in proprio per mancanza di risorse. Per il resto, mi rendo conto che centralizzare il web verso un unico fornitore di servizi possa sembrare una genialata, soprattutto per i fan di Stalin.

Insomma, fatevi da soli un server di caching o fatevelo fare. Ma fatevi qualcosa in proprio. Se ce l’ho fatta io, ce la fa chiunque. Il web é nato decentralizzato per qualche ragione. No?

A disposizione per chi interessassero ulteriori dettagli, però, principalmente, per entrare nello spirito giusto, basta partire dalla guida definitiva per velocizzare WordPress.

Come velocizzare WordPress (LA GUIDA DEFINITIVA!1!1!)

È capitato anche a te, ti sei chiesto come ottimizzare WordPress e come farlo con una guida definitiva, definitivamente ottimizzante e sei finito qui. Ecco come velocizzare WordPress definitivamente:

  1. Disattiva i tuoi plugin;
  2. Fine della guida.

OK OK…. Immagino avrai bisogno di qualche metafora per carburare questo fatto. Visualizza questo scenario: ogni plugin che hai installato compromette di almeno il 30% tutti questi punti, parallelamente:

  • sicurezza
  • performance
  • manutenibilità
  • ampiezza del buco dell’ozono

Perchè? Perchè la maggior parte di essi sono stati scriti coi piedi. Piedi marci. È come se vi foste fatti costruire la casa da un bambino a cui abbiano dato in mano un’accetta per realizzarla e il disegno di una casa a pastelli per progettarla. È come avere in mano la ricetta di un’insalata scritta da un avvocato societario utilizzando l’autocorrettore di un telefono che conosca solo formule di fogli di calcolo. È come se qualcuno avesse trascritto il litigio di una coppia all’IKEA facendo modifiche a caso finchè quel testo non diventasse un programma che compilasse senza errori. È come se qualcuno avesse dato in pasto la foto di un tabellone di Scarabeo ad un software di visione computerizzata in cui valgono triplo le parole riservate in JavaScript. È come se qualcuno avesse trascritto le previsioni meteorologiche navali nello stesso momento in cui un picchio di legno martellava sul tasto shift e in seguito indentasse il testo completamente a caso. È come se una poesia dadaista e/o surrealista fosse stata composta interamente con quei nomi utente suggeriti durante la registrazione in un sito, quando quello che volevi è stato già preso. È come se aveste in mano l’output di bot per calcolare catene di Markov istruito esclusivamente sulla base dei passaggi dei pullman di una città in cui i pullman si schiantano di continuo.

Mi correggo. Se tutto questo funziona, quegli autobus non si schiantavano: prendevano fuoco.

I plugin che hai installato sono un tentativo di scrivere un poema lirico utilizzando solo parole provenienti da quella roba che sta negli URL dopo il punto interrogativo. È come una tabella in JSON di codici di modelli di torce che devono avere “super tattica” nel nome. È come se gli sviluppatori avessero letto soltanto un articolo accademico di Turing del 1936 sulla computazione e altresì un esempio di codice JavaScript e avessero tirato ad indovinare tutto lo scibile che sta nel mezzo. È come la traduzione in linguaggio l33t di un manifesto di un culturista della sopravvivenza che per qualche ragione è ossessionato anche dall’allocazione di memoria.

Disinstalla quei plugin o fatteli riscrivere da zero da quel tuo amico nerd barbuto che va in giro con portatile pieno di adesivi, schermo nero e testo bianco. Salva l’ozono.

Progetti grossi come WordPress sono capolavori di ingegneria con code review criterioso. I plugin invece sono mediamente scritti da completi incompetenti che pensano che XSS, injection, e CSRF siano le risposte alle ultime caselle delle parole crociate calabresi quando non ti viene più in mente niente di sensato sfogliando il dizionario.

Ah, questo in qualche modo vale anche per i temi.

Fine della guida.

Grazie ad XKCD 1513, XKCD 1695 e ad XKCD 1883 per l’aiuto metaforico. asd

WhatsApp Plus per Android: Illegale al 100%

Premessa

Questo articolo è molto vecchio e l’autore di questa pagina nel frattempo è maturato un filino culturalmente e quindi si vergogna molto di quanto vi sia scritto. Nello specifico, l’autore prova conati di vomito al solo pensiero di trattare argomenti che non siano software libero.

Questi contenuti comunque rimarranno online per aiutare a ricordarsi di quanto si era ignoranti in Informatica solo pochi anni fa e di quanto sia stata sottile la linea che mi separava da Aranzulla.

P.S.
Se trovi un’altra guida del genere in Internet senza un simile disclaimer, insulta immediatamente quell’autore.

P.P.S.
Non usare WhatsApp Plus e neanche manco WhatsApp per l’amor del Signore.

È da poco nata un applicazione chiamata WhatsApp Plus.

Perchè averla assolutamente? La risposta è che probabilmente dovresti assolutamente non averla. Beh, sarebbe meglio se tu evitassi anche WhatsApp, ma questa è un’altra storia.

Sei stanco di sentire solo frasi come «Ha nuove icone!!!!! WOW!! Ha le faccine a “budini” come Hangout!!!. Noooo! Devo avere WhatsApp Plus!»
Beh perciò analizziamo la situazione con alcune constatazioni:

  1. Ha molti aspetti teneri

    Commento personale:

    OK, torniamo alle cose serie… :lol:

  2. È un’applicazione proprietaria fork di un software proprietario

    Spero tutti sappiano che WhatsApp Plus non è realizzata dal team di WhatsApp. Ciò naturalmente significa che è realizzata da un perfetto sconosciuto che ha messo su un sito e la fa scaricare da lì.
    Quella di far scaricare un’app da un sito è una cosa perfettamente normale, il problema è un altro: È realizzata da un perfetto sconosciuto di cui dovete fidarvi, poichè il codice sorgente dell’applicazione non è stato rilasciato e nessuno per voi potrà mai andare a constatare cosa WhatsApp Plus stia veramente facendo con i permessi richiesti dal vostro dispositivo e con i dati che voi inserite.

    Quest’ultimo fatto in realtà non dovrebbe sconvolgere i normali utilizzatori di WhatsApp più di tanto: Anche WhatsApp è realizzata da un tizio che “non conoscete”, dove con “non conoscete” si intende sempre che WhatsApp non è mai stata rilasciata ufficialmente con il codice sorgente visibile a tutti in trasparenza e per cui non potete ora lamentarvi di non sapere se WhatsApp Plus “vada bene o no” poichè neanche per WhatsApp probabilmente vi siete mai posti la domanda “se andasse bene o meno”.

    In ogni caso potete fare questa considerazione di puro relativismo fra WhatsApp e WhatsApp Plus, in termini strettamente tecnico/legali:

    • WhatsApp è comunque per la sua licenza inaffidabile (non è software libero: Cioè nessuno può dire per te se WhatsApp sia trasparente nelle sue azioni)
    • Una cosa che si basa su WhatsApp come fa per cui ad essere ancora più affidabile?

    Stesso discorso per qualunque altro software non libero (sofware proprietario): La pecca è sempre la stessa: Non sarà mai trasparente nelle sue azioni per definizione della sua licenza.

    (Piccola parentesi, salta il paragrafo se sei già annoiato: WhatApp Plus non è come per esempio EMule; in EMule (che è un software libero) qualsiasi tizio si può legalmente e liberamente inventare un “Emule Plus”, inoltre chiunque ti potrà sempre dire cosa sta facendo sul tuo computer “EMule” e cosa sta facendo questo ipotetico “EMule Plus” se anche questo EMule Plus fosse rilasciato come software libero (nel caso specifico lo deve essere poichè EMule è copyleft: Le modifiche ad “EMule” devono cioè rimanere software libero) chiunque a sua volta ti potrebbe dire se “va bene o meno” in modo strettamente tecnico osservando il suo codice sorgente, ed in ogni caso sarebbe perfettamente legale realizzare appunto questo ipotetico “EMule Plus”.)

    Ma questi sono discorsi veramente generici e applicabili al 98% dei software che avete nel vostro telefono probabilmente. Per cui il vero problema è un altro se siete stati in filo con il discorso:

  3. WhatsApp Plus è forse illegale al 99%?

    Ricapitoliamo un attimo:

    • WhatsApp Plus nasce da WhatsApp;

    OK, dò un altro indizio:

    • WhatsApp è software proprietario ⇒ Non è stato rilasciato il codice sorgente;

    OK ripeto l’altro indizio dato che pare nessuno ci stia giungendo con le proprie cellule grigie:

    Da Wikipedia: «Il software proprietario, chiamato anche privato, non libero, o closed source, è un software la cui licenza consente al beneficiario il suo utilizzo sotto particolari condizioni ed impedendone altre come la modifica, la condivisione, lo studio, la ridistribuzione o l’ingegneria inversa. […]»

    Per cui ecco il pensiero critico a voi lecito:

    1. Dunque: WhatsApp Plus nasce da WhatsApp;
    2. Poi: WhatsApp e WhatsApp Plus sono fatti da persone differenti;
    3. E ricordando: WhatsApp è software proprietario (perciò close source);
    4. Quindi: Whats App Plus, come è nato se non ha potuto prendere il codice sorgente di WhatsApp per funzionare? :roll:

    Quello che ha fatto lo sviluppatore di WhatsApp Plus perciò per realizzare la sua WhatsApp Plus si chiama reverse engineering ovvero si prende WhatsApp e si tenta di ottenerne il codice sorgente in modo quasi certamente illegale, e ripetendo per la terza volta Wikipedia, qualunque software proprietario nasce appunto per impedire che qualcuno faccia proprio questo: Modifichi la propria versione.

  4. Uhm no: È proprio illegale al 100%!

    Perciò sì, WhatsApp Plus è nella teoria quasi sicuramente illegale, ma vedrete che sarà WhatsApp ad esprimersi presto a riguardo. Anzi, si è già espressa da tempo che sbadato! Esistono i Termini di Servizio di WhatsApp:

    Da Termini di Servizio di WhatsApp: «[..] you will not attempt to reverse engineer, alter or modify any part of the Service; and (iv) you will otherwise comply with the terms and conditions of these Terms of Service and Privacy Policy. [..]»

    Dove “Service” legalmente e inequivocabilmente ha il significato di: «[..] WhatsApp Messenger and the WhatsApp Site, [..]»

    Serve un traduttore per poter capire che è proibito il reverse enginering, o comunque qualsiasi altresì forma di alterazione o modifica a qualsiasi parte di WhatsApp? E vi stupisce tuto ciò?

It’s the proprietary software’s world.

Comunque puoi sempre usare Telegram che è molto meno peggio: il client è software libero e il servizio è rilasciato senza fini di lucro.

Catturare video da schermo su Ubuntu Linux

Premessa

Questo articolo è molto vecchio e l’autore di questa pagina nel frattempo è maturato un filino culturalmente e quindi si vergogna molto di quanto qui vi sia scritto. Nello specifico, l’autore prova conati di vomito nel scrivere articoli acchiappa-click, quando il mondo è pieno di ottima documentazione ufficiale da poter migliorare.

Questi contenuti comunque rimarranno online per aiutare a ricordarsi di quanto si era ignoranti in Informatica solo pochi anni fa e di quanto sia stata sottile la linea che mi separava da Aranzulla.

P.S.
Se trovi un’altra guida del genere in Internet senza un simile disclaimer, insulta immediatamente l’autore.

P.P.S.
Comunque il nome ufficiale è semplicemente “Ubuntu”. Ed in ogni caso quando ti riferisci a Linux forse dovresti dire GNU/Linux.

Per riprendere il proprio schermo sul nostro Ubuntu, esiste il programma Kazam.

Puoi scaricarlo dall’Ubuntu Software Center cliccando su questo pulsante, oppure cercando sull’Ubuntu Software Center «Kazam».

Download da Ubuntu Software Center
Kazam – Ubuntu Software Center

Kazam ha un interfaccia grafica semplicissima per permetterci di fare un filmato del proprio schermo.

Ecco come è la sua interfaccia all’attuale versione 1.4.2-0ubuntu1:

Screenshot di Kazam per Ubuntu Linux
Kazam – Interfaccia

Selezionando “ScreenCast” e premendo il bottone Capture, il programma inizierà a fare un filmato al nostro desktop, nell’area selezionata. Possiamo scegliere di riprendere l’intero schermo, oppure solo la finestra corrente, oppure un area ben precisa.

Per interrompere, il metodo più efficace è digitare la seguente combinazione di tasti:

Super + Ctrl + f

(Ricordando che il tasto Super sulle vostre tastiere è il logo di Windows)

Migliorare i video

Nel caso Kazam stia rallentando troppo il vostro computer, o nel caso si volesse migliorare la qualità d’immagine, provate ad andare in FilePreferences. Si aprirà una finestra simile a quella in basso, in cui potete abbassare o alzare il framerate.

Il framerate è il numero di fotogrammi al secondo di registrazione. È un valore che se lo si tiene basso, permetterà di avere video più scattosi ma avvantaggiando la velocità del computer ottenendo inoltre video molto più leggeri… Allo stesso tempo alzando il valore del framerate (anche a 60 fotogrammi al secondo!) il video diventa di una fluidità eccezionale, ovviamente se il computer può permetterselo…

Editing Kazam preferences
La modifica del framerate degli screencast di Kazam

Buon utilizzo.

Reyboz Music plugin per WordPress

Premessa

Questo articolo è molto vecchio e l’autore di questa pagina nel frattempo è maturato un filino culturalmente e quindi si vergogna molto di quanto vi sia scritto. Nello specifico, è da deficienti vantarsi di avere un plugin di WordPress che trasmette un video a caso da YouTube ogni giorno, fra l’altro senza dire che tutti i brani sono coperti da SIAE e non li puoi riprodurre liberamente in pubblico.

Questi contenuti comunque rimarranno online per aiutare a ricordarsi di quanto si era ignoranti in Informatica solo pochi anni fa e di quanto sia stata sottile la linea che mi separava da Aranzulla.

P.S.
Se trovi un’altra guida del genere in Internet senza un simile disclaimer, insulta immediatamente quell’autore.

É ormai terminata la fase di “test-crash” e siamo felici di pubblicare direttamente su queste pagine la versione ufficiale di un plugin sviluppato dal Reyboz Blog e dedicato a tutti coloro che amano la musica:

Il Reyboz Music plugin, appunto.

Monoscopio - Prova online del Reyboz Music - Reyboz Blog

Il Reyboz Music plugin sarà visibile a tutti i visitatori che passeranno da questo istante in poi sulle nostre linee web, offrendo in loro tributo un brano, scelto da voi, su tutte le pagine del nostro sito, che cambierà automaticamente allo scadere della mezzanotte e verrà sostituito con un altro dalla nostra lunga Playlist…  sperando che sia di spunto per favorire il buon’umore! Terminata totalmente la fase di Prova per questa “Beta” probabilmente renderemo pubblici i listati di tutto il nostro semplice applicativo affinchè possa essere d’aiuto per sviluppare o migliorare questo piccolo software a tutti i “piccoli sviluppatori” come noi.

Se hai tempo/voglia può darsi che tu abbia un ottimo brano da consigliarci, e se ciò fosse, scrivici un commento.

Nel caso che il tuo brano venga accettato ti avviseremo quando sarà pubblicato e allegheremo il tuo nome per ringraziarti di aver contribuito ad allargare la nostra Playlist giornaliera.

Che altro dire se non…

Reyboz Music – The simple playlist!

Universal chip resetter – Aumentare la durata delle cartucce delle stampanti

Premessa

Questo articolo è molto vecchio e l’autore di questa pagina nel frattempo è maturato un filino culturalmente e quindi si vergogna molto di quanto vi sia scritto. Nello specifico, è da deficienti consigliare l’acquisto di teorico, cioè finchè la stampante non la fa sostituire. Se questo chip anticipa la morte reale della cartuccia (cosa che sembra avvenire in modo particolare nelle stampanti Epson) si può ricorrere a piccoli apparecchi che appoggiati al chip del toner azzerano il loro contatore così da sfruttarli fino al loro reale svuotamento.

Ecco come si presentano i chip resetter:

Resetter per cartucce Epson - Reyboz Blog

Segnaliamo in seguito alcuni indirizzi dove poterne acquistare intorno ai 10 euro…

  • Qui – Su Cartucce.com
  • Qui – Su eBay Classico
  • Qui – Su ShopMania
  • Qui – su Inkiostro.it

Quelli citati sono soltanto per dare qualche riferimento. Il loro uso è banale: si appoggia la cartuccia e si aspettare che un LED avverta che la procedura di reset del chip della cartuccia è terminata.