Come affrontare un preventivo

I preventivi sono una lotta e uno stress e una fatica immani.

Innanzitutto. Il cliente. Quale hai? L’avrai identificato. C’è quello con mille idee. C’è quello con poco budget. C’è quello con mille idee e zero budget. C’è quello che viene in trionfo, ti fa credere di essere scafato, avere la testa a posto, si presenta col portafoglio (nel senso, magari evita che gli offri te il pranzo), ti spiega dozzine di progetti di millantato successo e poi arriva la fuffa: ti chiede di investire nella sua startup proprietaria rivoluzionaria.

Cosa fare?

Puntualmente dopo aver conosciuto una dozzina di persone troppo simili a questo cliente, persone che hanno perso ogni amico e hanno divorziato o perso tutto e vivono sotto ad un ponte, se hai un minimo di bontà, gli suggerisci di investire i suoi soldi in slot machine, pochi euro alla volta possibilmente, così magari si ritrova con uno Yacht da 60 metri a prenderti in giro o magari finisce come la cruda maggioranza. Il tuo obiettivo deontologico è avvertirlo, nonché, massì, fare del bene e preservare il mondo dalla produzione di vaporware.

La verità è che a volte trattiamo male il cliente proprio perché la regola del “cliente ha sempre ragione” è fuorviante. Al massimo il “cliente ha le sue ottime ragioni”, questo sì. La sua idea quindi non va sostenuta a prescindere ma va analizzata e criticata in maniera costruttiva, per il suo bene, perché devi assumere che sia una persona intelligente e non dica minchiate, semplicemente è lì per chiederti un parere meno banale rispetto a “credi nei tuoi sogni figliuolo”. Ecco il tuo potere. Poterlo informare, dirgli se è una cosa banalotta e fattibile, nella “media dello stupore” e fattibile, rivoluzionaria ma fattibile, o una cosa davvero over-complicated su cui investirebbe solo un pazzo maniaco criminale pieno di risorse a fondo perduto. Il cliente ha bisogno di sentirselo dire. «Guardami negli occhi. Sai che il due per mille di questi progetti, se non sei sufficientemente pazzo e maniaco e pieno di soldi, finiscono nel nuovo cesso del mondo chiamato GitHub, incompleti e con manco più i bot che ti avvertono delle dipendenze piene di falle, talmente hanno pena di questi progetti rivoluzionari mai conclusi in vita terrestre?». A questo punto lui ti potrebbe rispondere: «Esatto amico. Ne sono onorato ed è tutto calcolato. Now take my money.» e siete a posto. Oppure «guarda non mi piace questa energia è vero ad alcuni non va tutto benissimo ma è perché queste persone non credono a sufficienza nei loro sogni proprio come te vedi proprio come te che non farai mai il botto nella vita e non andrai in giro pieno di gente mezza nuda sul ponte della tua nave» a questo punto potresti già levare le tende ma potresti aspettare che dica almeno anche «ecco e se non vuoi raccogliere l’opportunità di investire nella mia ide..» ecco a questo punto, stop. Fermalo. Avvertilo. Auguragli tutta la fortuna possibile ma avvertilo. Fai già sufficiente volontariato alla mensa dei poveri e vorresti evitare che, beh, le vostre strade si re-incontrassero in quel luogo con lui e altre dieci persone che ha coinvolto per l’opportunità di lavorare per lui.

→ Il cliente ha le sue ottime ragioni. Quindi, se si gioca la casa per la sua idea di merda lo devi avvertire, se ci tieni a lui.

→ (Aggiunta rilevante di @quel_tale: «Il cliente ha sempre ragione, ma se ti da solo la graaaande opportunità di lavorare per lui allora non è un cliente e perciò ha torto a prescindere. asd)

Cose da evitare? Affezionarsi al progetto del cliente. Arrivi al punto che vorresti dargli la base missilistica che merita perché ti piace vederlo felice e giocare coi suoi giocattoli, ma puoi farlo solo se lo fai di nascosto altrimenti se chiedi più soldi per coprire i tuoi interventi il cliente cambia sviluppatore o cambia giocattoli e te non ti diverti più.

Cose da evitare? Lavorare a qualsiasi costo. Devi entrare nell’ottica che le società delle patatine andranno al ribasso, sempre, e proporranno un prezzo stracciato realizzando una soluzione mediocre che fra una manciata di mesi dovrà essere riscritta da capo quando ci sarà da aggiungere un’altra pezza o da aggiornare qualcosa, a quel punto si tireranno indietro o faranno altri preventivi altissimi, però nel frattempo sarà qualcosa che farà comunque contento il cliente finchè non scopre l’incastro. Quindi cavalca il tuo punto di forza: puoi lavorare come uno schiavo al minimo del budget e al minimo della qualità patatine way? Oppure puoi fare una cosa che non farebbe nessuno, con fiocchi e nastrini, al massimo della qualità che merita il cliente? Oppure una via di mezzo? Magari, ecco, evitare di presentare con fiocchi e nastrini la tua patatine way.

Specifiche. Quel cliente che dice sempre “il sito” riferendosi quasi sempre a “quella vetrina su cui vengono mostrate delle cose carine”. Il problema è che di quella cosa sembra ci vogliano un paio d’ore di lavoro. Poi ogni tanto chiedi qualche dettaglio e ti conferma che con “il sito” in realtà intende “la mia base missilistica nascosta dietro a quella vetrina carina intasata di mille milioni di funzionalità che voglio solo io… sì insomma il sito no?”.

Questa cosa mi fa sempre molta tenerezza. Perché lo capisco. Una volta ho detto a mio papà sulla spiaggia che avevo capito come si realizzava un teletrasporto. «Sì vedi papà (disegnando cose sulla sabbia) basta solo smolecolare e incanalare tutto e mandarlo da un’altra parte del mondo e riattaccare tutte le cellule al loro posto in ordine e basta vedi?» e lui rideva e proprio mi sfuggiva cosa ci fosse di così complicato. Forse credevo che avessimo sufficiente tecnologia? Sì. Forse credevo che la mia idea non ce l’avesse avuta nessuno? Sì. Forse avrei persino fatto firmare una non-disclosure agreement a mio padre prima di dirgli la mia idea del secolo? Sì. Forse avrei persino chiesto ad altre 20 persone di lavorarci a gratis per poi vivere di rendita per l’eternità? Sì. Forse ero un completo idiota? Sì.

Ah e mai pubblicare un post in cui scherzi su queste cose. Concludi sempre con un po’ di sana auto-ironia così almeno ridete tutti davanti ad una fetta di pizza. Pizza che tanto offrirai te, si sa.

NOTA: Si fa per ridere. Potrei mentire e dire che questo articolo non si riferisce a nessuno in particolare oppure potrei dire la verità ancora più divertente: siamo tutti un po’ clienti.

Due pezzi di noce

Avviso per i nerd che bazzicano qui ogni tanto: questo post parla d’ammmmorrre ed è taggato pericolo diabete. Sei ancora in tempo per spegnere il calcolatore oppure per cliccare qui e preservare le concentrazioni di glucosio nel tuo sangue.


Ieri mia madre—visibilmente preoccupata per me e per le ultime novità nella mia vita—mi ha preso un attimo da parte e narrato una graziosa parabola sulla ricerca dell’anima gemella e annessi valori. All’incirca:

Nel mondo è pieno di noci spezzate a metà, sparse per il mondo, e bisogna solo ritrovarsi. Sicuro di averla trovata ora?

― madre di boz

Lo potremmo chiamare “il postulato delle noci” e voglio molto bene ai miei genitori e sono felice che spesso mi dicano frasi così strane e spiazzanti. Poi però passa qualche minuto, ti ripeti questa lezione nella mente, cerchi di capire se l’hai capita e ti accorgi che non hai capito una cippa. Oppure forse ti hanno appena supercazzolato! Ah! :)

Due pezzi di una stessa noce avrebbero un incastro perfetto piuttosto evidente ma, nella pratica, quando si sta ancora imparando ad amare o quando si è perdutamente innamorati, non ci si rende conto dei propri incastri. Non ti accorgi—che ne so accidenti—di non essere affatto il suo pezzo di noce ed anzi, non ti accorgeresti nemmeno di essere un pezzo di formaggio. Come cavolo dovresti verificare se una persona è la tua noce?

Ti guardi intorno. Noti che il mondo è pieno di pezzi di noce attaccati con nastro adesivo e apparentemente felici ma pronti ad esplodere e… tu sei fra essi in prima fila. Poi, c’è chi ha fregato il sistema e ha trovato proprio il suo pezzo. Li noti perché di solito sono i più simpatici e meno frustrati e i loro occhi brillano di gioia.

Ebbene, ho appena stravolto la mia vita. Stavo mettendo colla sulla mia gioia credendo fosse normale. Credevo non esistesse altro di più sano. Poi? Alzo la testa e scopro che esiste una persona che già assomiglia in modo dannatamente preciso a quello che voglio, e già ti fa sentire il suo dannato preciso pezzo cercato da vite intere e… cosa cavolo dovete fare?

Come si fa ad accorgersi se la tua noce è proprio là? Beh. Non puoi. Ma penso che se la vedi e se non sei stupido devi proprio romperti di nuovo, disilludere le persone che ti stavano vicino, e lasciarti lo spazio per avvicinarti a quel pezzetto, provare, prendertela per la mano, portarla con te, correre insieme e amarvi con tutti voi stessi finché potete, perché se anche solo potrebbe essere la tua noce sta’ tranquillo che rimpiangerai ogni stupido momento in cui non l’avrai verificato.

Beh. Ecco come sto imparando a verificarlo.

  1. Non puoi trovare la tua noce se non desideri chi sei. Sono sempre stato una persona molto spartana e alla buona. Mi andava bene un po’ tutto. Il problema è se nessuno ti sprona a distinguerti dalla massa, ad avere degli obiettivi, una personalità, … non troverai la tua noce perché ti lascerai trascinare in quello che vogliono gli altri e non sarà mai, mai quello che vuoi. Sai cosa desideri dalla vita? Cosa ti caratterizza? A cosa non sei disposto a rinunciare? Cosa ti fa vivere? Se per qualsiasi stupido motivo non sai rispondere con decisione forse non morirai solo e forse nemmeno rimarrai senza una persona che ti ama ma sta’ tranquillo che se non sai rispondere con decisione a tutte queste domande non troverai la tua noce.
  2. È la tua noce quando vi amate senza nascondere quello che siete. Tutto compreso. Sì. C’è una sottile linea che separa un difetto da una caratteristica. Mettersi le dita nel naso può essere un difetto da poter correggere o nascondere ma… solo voi sapete cosa vi distingue e cosa vi fa vivere e forse non stiamo parlando di oggetti nel naso. Queste dovrebbero essere le cose più belle che avete: voi stessi dovreste essere il centro del vostro rapporto. Ciò che siete non deve essere qualcosa da dissimulare per la paura di annoiare il prossimo o di essere incompresi. Beh, vuoi scoprire se è la tua noce oppure no?
  3. Forse non è la tua noce quando capite che ogni rapporto che avete avuto fino a quel momento non ha più senso. È strano ma è troppo facile dimenticare… ma è la tua noce quando capite che non ci sarà mai più nella vostra vita qualcosa di anche solo altrettanto intenso.
  4. È la tua noce quando ti accorgi che da quel momento vivi la tua vita. Sembra una cosa stupida ma… non sempre viviamo la nostra vita. A volte sorridiamo ad amici, parenti, famigliari. Poi usciamo dalla stanza e riposiamo le guance affaticati, sotto sforzo come a teatro. È facile capire se non è la propria vita ma è difficile rendersi conto che è terribilmente sbagliato pensare di poter vivere una vita così.

Ebbene. Di colpo ho riscoperto quanto è importante che io sia me stesso. Ho scoperto quanto è stupido provare a vivere con chi non vuole tutto te stesso o con chi dovrebbe sforzarsi per amare quello che sei. La differenza fra stare bene insieme ed essere l’uno per l’altro.

Quasi al punto di non ritorno ho capito che la metà di noce c’era e stava da un’altra parte. L’ho conosciuta. L’ho amata e mi sono lasciato amare e in 10 giorni avevo già vissuto 10 anni, e passano ancora e ancora le settimane ed è sempre più intenso e non voglio smettere, perché non ho mai pianto, riso, condiviso, parlato, sussurrato, guardato negli occhi, amato e vissuto così tanto la mia vita. Ho capito che non ci sarà mai null’altro del genere. Tutti 4 i punti insieme.

Beh, certo. È più complicato di così. È più difficile e meno spensierato di così. Se non lo fosse non avrei stravolto così tanto la mia vita; i miei genitori non sarebbero così preoccupati; ora non parleremmo di noci.

Nella mia più inaspettata lucidità, nella mia più faticosa disillusione, dopo tutti i nostri avvertimenti, discorsi complicati e le nostre paure comunicate occhi negli occhi per farci del male subito invece che aspettare sorprese, anche se sembriamo un’anomalia, beh, tutto trova un senso: siamo due di quei rarissimi esempi di gusci di noce incollati senza bisogno di nastro adesivo.

Siamo un po’ anomali? Spero non faticheremo troppo a continuare a spiegare agli altri cosa siamo quando lo chiederanno. Ma in fondo, la risposta è molto semplice ed evidente:

Ti amo io. Mi piace la nostra storia. Sei il mio pezzo di noce.


P.S.
Mi scuso con i lettori abituè. Se avete sofferto vi invito a correre immediatamente a roba da duri, tipo la guida su come ottimizzare WordPress, la guida definitiva!1!

La cache del browser

Oggi abbiamo ricevuto una lettera indirizzata alla nostra rubrica Informatici dal parrucchiere da parte di una persona assai disperata.

Ecco il messaggio:

Caro parrucchiere, condivido con te un mio dramma personale.
Lavoro seduta di fronte a mio marito che è informaticamente analfabeta.
Oggi gli hanno detto di pulire la cache del browser. Ha risposto molto cortesemente, riattaccato:
«COSA [omissis] vuole questa da me?»
«DOVE porto il pc per fare ‘sta roba?»
Lui ha un melacomputer salcazzo da millemila euro e io ho un tostapane primo prezzo scontato [con GNU/Linux].

Cosa gli fatturo come technical support?

Carissima persona misteriosa, grazie per esserti aperta con noi.

Alcune considerazioni.

Il tuo compagno non è soltanto vittima di un tanto irriverente quanto ahimè giustificabile analfabetismo informatico. È anche vittima di anni e anni di indottrinamento proprietario e cultura di utilizzo passivo della tecnologia, tecnologia che—ahimè—non è neanche sotto il controllo delle persone che spesso reputiamo “smanettoni”. Questo è grave.

Variare lo sfondo, le icone, le notifiche, e mischiare hardware e software in bundle. Crediamo di avere il controllo di questo calcolatore bianco ma non è altro che una costosa e graziosa scatola nera sul cui guscio hanno messo un’assistente vocale un po’ paciona, per non farti sentire troppo impotente mentre ti strappano ogni libertà digitale, massì, magari caricando le tue foto nudo sul cloud o mentre ti costringono a fare aggiornamenti inutili che appesantiscono il dispositivo per mandarlo in obsolescenza programmata.

Altro dramma: dall’altro lato della cornetta, un’altra forma di bullismo: il supporto tecnico dei prodotti proprietari. Magari tuo marito aveva chiaramente un problema con quella merda di Safari, ma è anche altrettanto probabile che lo abbiano squisitamente supercazzolato senza sapere come risolvere il suo errore.

Che fare la prossima volta? Salva il tuo compagno! Contatta tu il supporto tecnico ma dì l’unica parola che potrà portare alla risoluzione del problema: Shibboleth.

Tuo marito sarà eternamente riconoscente.

Radio Test di Carico – Lancio

Per la rubrica se ce l’ho fatta io ce la può fare chiunque, volevo appuntarmi come mai mi sono divertito così tanto questo week-end.

Dopo una migrazione durata un po’ più del previsto a causa di varie problematiche geopolitiche e pandemiche, abbiamo finalmente potuto testare la nuova infrastruttura di Border Radio interamente fondata su software libero.

Ho acquistato un microfono carino e ho iniziato a divertirmi. Ho aperto una trasmissione pirata e fatto qualche piccolo test con Icecast2 (software utilizzato per lo streaming).

Ho scoperto che la parte più complicata per una web-radio non è fare uno streaming. La parte più tosta è la parte prima: gestire i flussi audio sul client. Mi spiego. Magari in streaming vuoi mandare solo la tua voce, o magari vuoi anche musica in sottofondo. Magari mentre mandi la musica non vuoi poter parlare. O magari sì. Magari vuoi musica in apertura. Jingle. Magari vuoi un ospite. Magari in diretta, in conferenza. Vuoi che l’ospite ti senta e vuoi sentire lui. Vuoi non sentire la tua voce però nelle tue cuffie altrimenti diventi cretino. Vuoi anche registrare. Non vuoi però mandare in diretta le notifiche delle email, ma magari vuoi farlo con altri programmi. Magari vuoi far sentire al tuo ospite la musica che va in diretta, ma non farlo stare semplicemente in ascolto della radio perchè ci sono degli ovvi ritardi.

Insomma, redirezione dell’audio.

Mi sono ritrovato a passare le notti sulla documentazione sui moduli di PulseAudio e ho scoperto una cosa sorprendente: per fare tutto questo non devi installare una cippa di niente. Se hai una distribuzione GNU/Linux, hai già una regia. Se sai leggere il manuale.

Ho rilasciato il mio script PulseAudio qui su Gitpull (P14).

Sono riuscito a fare tutto questo soltanto con uno scriptone gigante interamente basato sul modulo “null sink” di PulseAudio, ovvero dei buchi neri in cui incanalare il tuo audio per poterlo pluggare in altri buchi neri, e in altri buchi neri, a waterfall, per poi pluggare uno di questi come input ad altri applicativi. Sono appositamente generico in quello che dico perchè non l’ho capito benissimo e ho bisogno di qualche ora di sonno in più per documentarlo meglio. asd

In pratica, ho potuto tenere una trasmissione radiofonica:

  • senza uno studio di registrazione (causa pandemia 2020)
  • da casa propria (vedi sopra)
  • senza una regia (inteso come il tizio dietro al vetro)
  • senza un mixer
  • con ospiti in diretta, ognuno a casa sua
  • con jingle, musica ed “effetti speciali”
  • registrando il podcast
  • senza software proprietario

Tecnologie utilizzate:

  • Icecast2: diffusione streaming
  • butt: invio streaming ad Icecast2 e registrazione podcast
  • Jitsi Meeting: gestione ospiti in diretta
  • PulseAudio: manipolazione dei flussi
  • Pavucontrol: mixer dei flussi PulseAudio (preinstallato a volte)
  • Audacity: rifinitura podcast (eliminazione «eehm», «eeee», «uuuhm» e tempi morti)

Ne è nata una nuova trasmissione chiamata Radio Test di Carico. Una cosa assolutamente assurda, tenuta su con la colla, ma che ha funzionato. E che ripeterò sicuramente.

Ho invitato un paio di persone davvero curiose nella prima puntata. Due persone che sto conoscendo un po’ meglio in queste ultime settimane, da organizzatori della itWikiCon 2020.

Il risultato è stato una chiacchierata attorno ad un falò in cui mi sono davvero rilassato, insieme a Iolanda Pensa e Ferdi.

Ecco il podcast:

Buon ascolto! <3

P.S.

I miei amici di Border Radio hanno diffuso il podcast praticamente su ogni possibile piattaforma di streaming. Hanno anche fatto una pagina molto carina per la trasmissione. Grazie!

Alla prossima puntata!

itWikiCon2020 + Linux Day?

It’s not a secret. I’m very happy to see some effects after my recent years of contributions in the Free as in Freedom software movement and about GNU/Linux topics, for example contributing to the Linux Day Torino event.

How much friends I’ve found, how much skills I’ve learned.

How much more I’ve to learn.

In particular, I’m proud about these two editions where I’ve given my heart for the event:

But also I’m happy about these editions of course:

Now, after COVID-19 recentness, the Linux Day Torino will not be proposed for 2020, and it’s somehow very sad.

…before thinking about the possibility to give an hand in a new national edition, completely online.

But… hey, Wikimedian(s) have very similar problems! Why not involve them and organize two different online conferences in the same day? One about Free as in Freedom software, and the other about Free as in Freedom contents?

Here we are, running all together for an amazing online edition of a giant itWikiCon 2020 + Linux Day 2020 event.

Let’s see what it will become! Good luck to everybody!

The cute image was designed by Virginia Foti, Francesco Serra / CC BY-SA

Fix Evolution and Aruba TLS error

Se per pura sfiga stai usando Aruba – il triste ma fortunato provider di servizi italiano – e lo stai usando per della posta elettronica, e vorresti usare il client GNOME Evolution, e ti funziona perfettamente la ricezione della posta ma porcalamiseria quando provi ad inviare ricevi l’errore:

TLS handshake: A packet with illegal or unsupported version was received.

Allora significa che i mailserver Aruba basati su Microsoft Exchange-merda stanno ancora usando certificati pleistozoici TLS1.0 e TLS 1.1 deprecati in tutto il pianeta, per esempio da GNOME:

https://gitlab.gnome.org/GNOME/glib-networking/-/commit/0f5938dbc7ac92913673c102b5707675ca8a0eb9

Tutto questo naturalmente con i parametri SMTP ufficiali di Aruba:

  • Server: smtps.aruba.it
  • Porta: 465
  • Encyption method: TLS on a dedicated port
  • Type: PLAIN
  • Username: foo@example.com

Soluzioni disponibili:

  • Fai funzionare Evolution con Aruba a testate
  • Usi SMTP in chiaro
  • Provi un altro client
  • Non usi Aruba

Se hai scelto la prima opzione, modifica il file /etc/environment o similari nella tua distribuzione GNU/Linux e dichiara:

export G_TLS_GNUTLS_PRIORITY="NORMAL:%COMPAT:+VERS-TLS1.0"

Fai un logout, un login, e magicamente ora riuscirai a spedire posta con Evolution con Aruba.

Fine.

P.S.
Questa guida piace ad Aranzulla perché risolve un problema stupido e molto richiesto con una soluzione stupida che finirà subito su in Google. Il vero problema è però squisitamente sociale: non dovevi avere questo problema, perchè non dovevi adottare Aruba. Migra a qualsiasi fornitore di servizi, o tirati su una Dovecot + Postfix a caso (è fighissimo, fallo), ma scappa da Aruba.


Is O_DIRECT in MySQL and MariaDB really effective?

While exploring some MySQL/MariaDB configurations i encountered the O_DIRECT option related to the innodb_flush_method directive.

https://dev.mysql.com/doc/refman/8.0/en/optimizing-innodb-diskio.html

https://dev.mysql.com/doc/refman/8.0/en/innodb-parameters.html#sysvar_innodb_flush_method

So my question was. Is O_DIRECT really effective?

In short, your answer is maybe No… unless you have Solaris, but maybe it’s untrue even there.

I’ve found a very interesting lecture about this topic. This is my favorite extract:

In conclusion I can say that Linus Torvalds is once again corrent: O_DIRECT is completely useless and shouldn’t be used.

― svetlinmladenov on O_DIRECT

So, thank you Oracle! I wasted so much time because of your phrase in this stupid presentation:

InnoDB can use direct IO on systems that support it -Linux, FreeBSD, and Solaris–innodb_flush_method= O_DIRECT

Oracle Presentation, page 15

O_DIRECT = No thanks.

How to configure Phabricator, Harbormaster and Drydock for Continuos Integration

Phabricator Continuous Integration schema with Harbormaster and Drydock
Such schemas, such Phabolows, much wow

Some weeks ago I tried to setup a continuous integration solution with Phabricator, without Jenkins, and…. whaaat? it works.

So I started drawing all the concepts on paper before forgetting everything and now, If you want to configure Phabricator and its components for Continuous Integration (and no need for Jenkins or other external services) then see my guide, released on Wikibooks this night under a Free as in Freedom license:

Continue reading: Phabricator Administrator Handbook: Continuous Integration with Harbormaster and Drydock.

The image of the Phabricator Continuous Integration schema was made by Valerio Bozzolan and you can use it for any purpose under CC BY-SA 3.0 Unported.

How to Disassembly Samsung NP305V5A

Today I disassembled a Samsung NP305V5A to substitute its hard drive with an SSD and install Debian GNU/Linux stable (buster) with an XFCE desktop environment.

End of the story: this laptop was produced in 2011 but it’s still very usable thanks to GNU/Linux!

Hard drive substitution

Shutdown the laptop, close the lid and remove the battery.

Put the back in front of you:

Find the memory slot and open it (1 screw):

Inside the opened memory slot, remove another screw:

Remove the 4 screws under the gummy feet:

Now slide down the plastic to remove the bottom cover:

To substitute the hard drive, remove all the screws along it and remove its data connector.

Top right: my SSD. Bottom right: laptop hard drive.

To sobstitute the hard drive, separate the hard drive from its metal chassis.

The hard drive is a SATA 2.5”.

The metal chassis has just 4 screws.

Now replace your hard drive with another one (an SSD?) and turn back.

Actually I have not enough photos to provide further informations, but we easily replaced the thermal paste and cleaned the CPU fan.

Thank you Elena and its laptop, who joined the Officina Informatica Libera in Torino, to reborn her laptop using Free as in Freedom software!